Sgorlon racconta il Beato Marco d’Aviano

Sgorlon racconta Marco d’Aviano e porta il friulano nel mondoIl romanzo storico sulla vita del frate riappare nella versione in marilenghe Sarà distribuito tra i fogolars per ricordare il grande scrittore a 11 anni dalla morteC’era nel Seicento un piccolo frate cappuccino di origini friulane ben conosciuto nelle corti europee dove esercitava un potere tutto particolare. Si muoveva da solo, inerme, senza armi, ma dalla sua aveva un’eccezionale abilità nel predicare, nel catturare le folle con il dono di una parola che entrava nella mente e nel cuore di chi ascoltava. E si arrivò a folle sterminate, fino a 40-50 mila persone, quando il significato dei suoi discorsi passava di bocca in bocca stupendo e coinvolgendo. Ad affascinare era il fuoco misterioso che ardeva in lui, la convinzione che lo bruciava nel profondo, per indurre tutti a camminare assieme verso la vera luce, verso Dio. Le difficoltà linguistiche non gli pesavano. Conoscendo appena il tedesco, imbastiva frasi e concetti capaci di conquistare il popolo, ma anche gli imperatori, come quello d’Austria, Leopoldo, di cui fu consigliere e confessore, e che si affidò a lui per costruire un’alleanza in grado di fermare l’implacabile avanzata dei turchi, diretti alla conquista di Vienna.Questa è la storia straordinaria del frate Carlo Domenico Cristofori, nato ad Aviano nel 1631 da una famiglia venuta dalla Lombardia. Studiò nel collegio gesuita di Gorizia e, durante un viaggio in Istria, decise di entrare tra i cappuccini prendendo il nome del padre, Marco. Così cominciò il cammino che lo portò pezzo dopo pezzo a comporre il suo mosaico, in vita e anche in seguito, concludendolo solamente nel 2003 quando papa Giovanni Paolo II lo proclamò beato dopo un lungo processo di studio sull’opera di predicatore e taumaturgo, qualità che lo resero immensamente popolare nel mondo di allora, diffondendo il mito di Marco d’Europa. Ed è proprio questo (“Marco d’Europa”) il titolo del romanzo storico che lo scrittore Carlo Sgorlon gli dedicò nel 1993 con le Edizioni Paoline. L’idea di narrare tale epopea gli venne dagli incontri con padre Venanzio Renier, frate che viveva a Pordenone e che si battè con passione per la beatificazione di Marco. Il romanzo riappare adesso, vigilia del Natale 2020, quando ricorreranno gli 11 anni dalla scomparsa di Sgorlon, nella versione in friulano con la traduzione curata da Eddi Bortolussi. Il libro è inserito nella collana della Filologica e, grazie al contributo della Regione Friuli Venezia Giulia (concesso all’Ente Friuli nel mondo per la pubblicazione), sarà divulgato tra i fogolars sparsi in Italia e nei continenti quale messaggio che possa legare i nostri conterranei ai luoghi di origine delle famiglie e alla lingua madre. Il romanzo in veste friulana è nato con il consenso della signora Edda Agarinis Sgorlon e da un intento comune, che viene spiegato nelle prefazioni dai presidenti Federico Vicario (Filologica), Loris Basso (Friuli nel mondo) e don Luigi Stefanutto (Comitato beato Marco). Bortolussi dedica la sua traduzione a Sgorlon, ma anche a Lelo Cjanton e ai “confradis de Risultive”, gruppo a cui aderì da giovane poeta.Nel romanzo spicca soprattutto il rapporto di fiducia creatosi tra il frate cappuccino e l’imperatore Leopoldo, per incollare i pezzi di un’alleanza capace di reggere all’urto ottomano, che minacciava di invadere l’Europa dando un colpo letale alla cristianità. Con la suggestione magnetica della sua presenza, Marco rincuorò i soldati parlando in italiano, tedesco e latino. Spronò i comandanti e alzando il crocefisso tenne in pugno un esercito composito, confuso. L’assedio cominciò il 14 luglio 1683 e finì in settembre quando, scongiurato il pericolo, attorno a Marco fiorirono prodigi e leggende. L’imperatore tornò a Vienna, da dov’era scappato nei giorni pericolosi, e ringraziò chi aveva fatto il miracolo. Marco, salvatore dell’Europa, gli rispose con parole semplici, come leggiamo ora nel romanzo in marilenghe: «Maestât, o soi nome che un puar pecjador». —Dal messaggero Veneto del 22/12

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