BUON NATALE 2023 – BUON ANNO 2024

Piaccia a Dio di consolarci con la santa pace. … Habbiamo qui fatto nuovamente la
fontione per ricevere la santa benedittione del padre Marco; et il giorno di Natale, con li
altri fin’al primo giorno dell’anno, continuaremo così, pregando la divina clemenza…
Auguro felicissime le sante feste di Natale a vostra paternità con l’anno sosseguente
pieno d’interiore pace e felicità

Il canonico Zueyen di Costanza al padre Cosmo, compagno del p. Marco
Costanza (Germania) 12 dicembre 1681

Come rispecchia bene, questa nota di oltre tre secoli fa, i nostri sentimenti di oggi
nell’attesa colma di speranza della pace! Anche noi, come Comitato per la causa del Beato
P. Marco, abbiamo elevato e invitato a innalzare in quest’anno preghiere e novene perché
cessi la guerra. Essa purtroppo continua in Ucraina e un altro conflitto, inestricabile, sta anzi
coinvolgendo la terra in cui il Salvatore nacque. Siamo tuttavia convinti per fede di
perseverare nella richiesta a Lui: quel Bimbo che viene nel Natale è il Figlio di Dio, il
“Principe della pace”. In tale modo rispondiamo pure all’appello del papa che chiede di
pregare ancora e tanto per la pace. Noi presentiamo a Dio questa sempre urgente
intenzione invocando il Beato Marco, colui che pregò e ispirò pace in Europa.
Accompagniamo dunque gli auguri di Santo Natale 2023 ai devoti del cappuccino
proponendo di imitare il credo, lo zelo pastorale e l’affidamento al Beato Marco del
canonico tedesco di Costanza e ci impegniamo a pregare per la pace anche nel nuovo anno
2024, fatti così più persuasi della bontà e attualità della proposta del nostro beato.

Don Luigi Stefanuto, presidente
con il Consiglio di Presidenza del Comitato Beato Marco

UNA “FUNZIONE” NELL’OTTAVA DI NATALE: PERCHÉ PIACCIA A DIO CONSOLARCI CON LA PACE
Così tre secoli fa un canonico tedesco, devoto del Beato Marco, invocò pace e la fece invocare

Piaccia a Dio di consolarci con la santa pace. … Habbiamo qui fatto nuovamente la fontione per
ricevere la santa benedittione del padre Marco; et il giorno di Natale, con li altri fin’al primo giorno
dell’anno, continuaremo così, pregando la divina clemenza… Auguro felicissime le sante feste di
Natale a vostra paternità con l’anno sosseguente pieno d’interiore pace e felicità

Il canonico Zueyen di Costanza al padre Cosmo, compagno del p. Marco,
Costanza (Germania) 12 dicembre 1681

Colpisce questo passaggio di ritrovata lettera di un ammiratore, prete tedesco, pieno di fede e
devozione nei confronti del Beato Padre Marco.
Come rispecchia bene, tale nota di oltre tre secoli fa, i nostri sentimenti di questi giorni d’Avvento,
cioè di attesa anche, ancora, della pace! E come ci può far vincere l’umano scetticismo, la
rassegnazione che prende ormai pure i credenti: siamo invitati, nella grande festa di pace che è il
Natale, a innalzare “nuovamente” preghiere perché Gesù voglia “consolarci con la santa pace”! È,
questa, una proposta in particolare per il tempo della Novena e dell’Ottava di Natale: mentre un
altro conflitto, inestricabile, sta sfregiando proprio la terra in cui nacque il Salvatore e la guerra
europea in Ucraina non cessa, rischiando di non trovare più attenzioni sufficienti nel mondo, che
sono necessarie. Siamo noi cristiani a non dover deflettere, noi che dobbiamo tenere gli occhi e le
labbra aperti nella richiesta della pace: perché quel Bimbo, che crediamo Figlio di Dio, nel Natale è
venuto e viene esplicitamente come il “Principe della pace”.
Il barone Zueyen, canonico di Costanza – la città della Germania meridionale sul bellissimo lago
alpino omonimo ai confini con la Svizzera (Padre Marco era passato di lì a predicare il 4 e 5
settembre di quell’anno stesso 1681) – scelse di presentare a Dio la sua intenzione – chiedendo in
distanza pure la benedizione del cappuccino – per il mezzo di colui che aveva appena annunciato
pace e pentimento viaggiando per sei mesi, da nord a sud, i paesi tedeschi e convertendo i cuori
delle folle accorse nelle piazze delle principali città; lui che la pace avrebbe di lì a poco interceduta
in contingenze impossibili dell’Europa, e con una fede da muovere quella di moltissimi e
consentirgli apporti a essa (alla pace) coraggiosi e decisivi sul piano anche diplomatico. È bellissimo
qui leggere che l’invocazione venne condivisa dal canonico con i fedeli celebrando un ottavario
(“funzione” ancora oggi talvolta lo chiamiamo) iniziato “il giorno di Natale” e proseguito “fin’al
primo giorno dell’anno” (che non era, come lo è oggi, Giornata Mondiale della Pace), condotto con
sottolineata convinzione e insistenza: “continuaremo così pregando”!
Ci commuove la santa perseveranza di quell’uomo, espressione di speranza, che a noi sta venendo
meno, oltre che di zelo pastorale e affidamento ai santi nelle necessità; e ci sprona a dare risposta,
noi ora, all’appello ripetuto di papa Francesco che quasi ci costringe a mantenere puntati i fari sulla
pace da chiedere, ancora e tanto, a Dio. Per chi riconosce che il Bambino di Betlemme è venuto a
cambiare il mondo, ciò non è mai utopia e oggi è il modo autentico con cui augurare e fare Natale.
Walter Arzaretti

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