Le celebrazioni del Beato Marco anche a Torl Maglern

Il valore della comunione fra i popoli sta infatti a cuore al Comitato, il quale supporta i Frati Cappuccini attori e postulatori della causa di canonizzazione. Il sodalizio lo ha anche messo al centro del programma 2017, anno del 60° dai Trattati di Roma istitutivi delle Comunità Europee (l’anno scorso, Giubileo della Misericordia, si era sottolineato l’altro forte messaggio del “profeta disarmato” con l’Atto di dolore perfetto in tredici nazioni d’Europa). E non c’è stata solo Lubiana! Dopo l’inizio della festa a Villotta d’Aviano con la tradizionale celebrazione del transito ben curata dalla parrocchia e guidata dal vescovo – il Comitato era presente con il presidente, vice, segretario, economo e quattro dei quindici preti concelebranti – uno speciale annuncio europeo si è fatto domenica 13 agosto, giorno della festa liturgica, nel Tarvisiano, territorio plurilingue. La reliquia di Marco “d’Europa” è stata esposta e venerata alle messe celebrate e cantate nelle lingue tedesca, italiana e slovena rispettivamente a Thoerl-Maglern, prima località austriaca oltre il confine di Coccau, a Tarvisio nella strapiena chiesa decanale, a Camporosso in Valcanale.

Il Comitato è salito pure al santuario mariano sul Monte Lussari, detto “dei Tre Popoli” perché meta di pellegrini delle nazioni che in questo crocevia della triplice civiltà europea (latina/germanica/slava) pregano insieme mescolando le loro lingue: un laboratorio della cultura della pace e dell’incontro, incastonato fra monti che lo stesso Padre Marco ammirò sostando a Tarvis al ritorno dai viaggi alla corte dell’imperatore d’Asburgo (a Leopoldo I da qui scrisse il 5 settembre 1690), il quale fino a cent’anni fa era il sovrano di questi luoghi.

Significativo il cartoncino con preghiera e biografia divulgato ai numerosi turisti della Valcanale, perché anch’esso nelle tre lingue e per la forte, attuale più che mai, citazione-invocazione del frontespizio: “Allontana le genti che vogliono la guerra. Non amiamo altra cosa che la pace” (in foto). Padre Marco così pregò per la liberazione dagli Ottomani che gli valse l’appellativo di “Salvatore dell’Europa”.

 

 

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